Emmanuel Macron era atteso a Bamako in Mali dove doveva incontrare il presidente di transizione Assimi Goïta. La visita era prevista per il 20 dicembre mentre, negli ultimi mesi, le relazioni tra Francia e Mali erano diventate tese.
La Francia avvertiva che il dispiegamento di mercenari russi, nel Sahel, era “inaccettabile” dopo il ridispiegamento della forza Barkhane, che aveva lasciato Timbuktu dopo quasi nove anni di presenza in questa città nel nord del Paese.
Dietro al forfait di Macron in Mali c’è la polvere sotto al tappeto della missione, chiamata Barkhane, anti-jihad che dopo nove anni lascia un Sahel più tormentato di prima. L’annullamento della visita in Mali del Presidente francese, formalmente dovuta ai problemi creati dalla variante Omicron del Covid-19, si inserisce in realtà in un quadro di graduale deterioramento delle relazioni con il potere di Bamako su svariati dossier, dalla sicurezza regionale alle elezioni, dal dialogo con le forze jihadiste alla presenza dei mercenari russi.
Più in generale, nell’ultimo periodo, Parigi ha incontrato una serie di difficoltà nel rapporto con molti attori regionali, come ad esempio dimostrato dalla visita del ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian in Algeria ad inizio dicembre.
Da un lato, c’è un certo malessere francese nel gestire le relazioni con il “potere golpista” di Bamako. Dall’altro, vi è stato un problema di formula diplomatica: Parigi voleva che all’incontro partecipassero anche Nana Akufo-Addo, il presidente in carica della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, e Mahamat Idriss Deby Itno, il presidente del Ciad e attuale presidente in carica del G5 saheliano.
Per Parigi la loro presenza all’incontro era fondamentale perché questi due attori sono considerati indispensabili per le attività di antiterrorismo, problema che resta al centro dell’agenda strategica regionale. Per il Mali invece, questo passaggio era considerato superfluo e le autorità di Bamako volevano un incontro puramente bilaterale. Inoltre questa frizione con la Francia arriva in un momento in cui le relazioni tra il Mali e la Cedeao restano particolarmente complicate, dopo che l’organizzazione ha ribadito la necessità per Bamako di andare alle elezioni nel Febbraio 2022, preoccupazione che anche la Francia sostiene.
Di fronte alla crescente ostilità, la Francia si sta ora concentrando su un’internazionalizzazione dello sforzo militare coinvolgendo maggiormente i suoi alleati europei e concentrandosi sull’ascesa degli eserciti locali. Parigi ha anche alzato il tono di fronte alle minacce della giunta al potere a Bamako di utilizzare i servizi della compagnia paramilitare privata Wagner, sospettata di essere vicina al presidente russo Vladimir Putin. L’Unione europea ha sanzionato, lunedì 13 dicembre, questo gruppo oltre a otto persone e tre società ad esso collegate per le “azioni di destabilizzazione” svolte in diversi paesi africani, tra cui Mali e Ucraina.