Il bambino che si è colorato la faccia di nero per somigliare al suo idolo Victor Osimhen, l’attaccante nigeriano del Napoli.
Partiamo dalle basi, credo che sarebbe la cosa giusta per non toccare l’apice del ridicolo o non farci più prendere sul serio quando parliamo di razzismo soprattutto quando ci sono vicende serie a riguardo. Di norma con black face si intende quando le persone bianche si truccano per sembrare nere e affonda in radici di stereotipi e macchiette avvilenti.
Questo caso specifico è palesemente l’opposto: è adorazione pura. In questo caso parlare di black face, sarà anche tecnicamente giusto, ma lo trovo folle. Nonché offensivo per chi ha subito le conseguenze delle black faces. Quelle serie.
Come si fa a mettere un bambino alla gogna mediatica senza nessuna valutazione? Penso che serva valutare i singoli casi piuttosto che bollare tutto tout-court come razzista. Qui non siamo di fronte a qualcuno che imita un nero (magari riempiendo il tutto di stereotipi), ma di fronte a un bambino che, per un giorno, voleva essere simile al suo “eroe” che è nero. Ci vedo proprio l’opposto del razzismo in un bambino bianco che ha un idolo nero.
L’effetto boomerang del “Politically Correct“ rischia di creare più barriere di quelle che vorrebbe abbattere. Il razzismo è un problema serio che subiscono tante persone soffrendone nella vita quotidiana. Strumentalizzarlo mettendo un bambino alla gogna, è segno di pochezza intellettuale e giornalistica. Un giornalismo di basso livello e di distrazione di massa.
Vogliamo denunciare il razzismo? Ci sono tante cose da denunciare, a partire da tante leggi razziste che ci sono in questo Paese, e di cui siamo perfettamente consapevoli.
I bambini sono la forma più genuina e serena del cuore umano. Lasciamo che sognino e che si divertano.
Foto: Dominika Roseclay on Pexels, tagliata