LGBT subsahariani: a Tunisi attaccate due case per rifugiati

Il 23 febbraio un rifugio per rifugiati LGBT e richiedenti asilo provenienti dai paesi subsahariani a Tunisi è stato attaccato da una folla di uomini armati di bastoni e coltelli. Secondo le ONG, la polizia chiamata sul posto ha arrestato otto cittadini subsahariani che erano rifugiati legali in Tunisia. Quest’ultimo attacco è avvenuto in un contesto di repressione esacerbato dalle dichiarazioni xenofobe del presidente tunisino.

Percosse, insulti e coltellate: gli abitanti della casa raccontano di aver vissuto una notte di paura.
30 persone, tra cui almeno 6 titolari di una carta di rifugiato presso le Nazioni Unite, sono state arrestate la sera stessa. Pochi giorni prima, lunedì (20 febbraio), un altro alloggio per rifugiati LGBT ha subito un’aggressione simile in un quartiere nel centro di Tunisi.

“La polizia strappa le nostre carte di rifugiato e ci discriminano”


“Il giorno dopo l’attacco del 23 febbraio, ho trascorso l’intera giornata alla stazione di polizia. Siamo stati maltrattati, fatti sedere sul pavimento, insultati. Gli agenti hanno strappato le carte dei rifugiati ad alcuni degli arrestati. Fortunatamente, non sono finito in prigione, come altri miei amici”, ha fatto sapere una delle vittime durante una testimonianza raccolta dal giornale France 24.

“Già camminare per strada come una persona di colore è un pericolo reale vista la situazione. Ora, non appena vedono le nostre carte di rifugiato, sanno che siamo gay o transgender e ci lanciano insulti come “miboun” (insulto omofobo in arabo tunisino).”

Oggi, la maggior parte degli ex residenti della casa si sono ritrovati per strada, affollati in 15 in un appartamento in costruzione. “Abbiamo tutti paura, non usciamo più dalle nostre case.”

“Ci siamo rivolti ai nostri rispettivi consolati e ambasciate per chiedere aiuto, ma ci hanno detto che non potevano aiutarci perché abbiamo lo status di rifugiati con l’UNHCR.”

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