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Haiti: la miseria come eredità coloniale francese

La colonia di Haiti rese favolosamente ricche molte famiglie francesi, poi americane. Secondo molti storici, Haiti, allora parte di Saint-Domingue, è stata la principale fornitrice di caffè e zucchero consumati nelle cucine parigine e nei caffè di Amburgo per secoli.

Come si sa, Haiti ebbe la prima rivoluzione degli schiavi andata a buon fine nel mondo moderno, cioè, nel 1791. Lì si stabilì una nazione indipendente nel 1804, decenni prima che la Gran Bretagna bandisse la schiavitù o scoppiasse la guerra civile negli Stati Uniti d’America. La rivoluzione ha ispirato parecchi movimenti e ribellioni degli oppressi in tutto il mondo coloniale. 

Tuttavia, per generazioni dopo l’indipendenza, gli haitiani furono costretti a pagare i discendenti dei loro “padroni ex-schiavisti.” Come sostiene un dossier prodotto quest’anno dal New York Times, i pagamenti presumibilmente dovuti sono andati a molti personaggi noti nel mondo: “l’Imperatrice del Brasile; il genero dell’imperatore russo Nicola I; l’ultimo cancelliere imperiale della Germania; e Gaston de Galliffet, il generale francese noto come il “macellaio della Comune” per aver represso un’insurrezione a Parigi, nel 1871”.

La Francia costrinse Haiti a pagare il cosiddetto “doppio debito”. Tornata sull’isola con una flotta armata da parte del Re Carlo X, chiese il pagamento per riconoscere l’indipendenza dell’ex colonia. La somma di denaro fu gigantesca: 150 milioni di franchi, ma l’afflusso annuo di Haiti era soltanto di circa 5 milioni. A sua volta, la Francia ha spinto per una soluzione discutibile: ha chiesto alla giovane nazione di prendere un prestito per estinguere il proprio debito da una banca francese. Nel caso in cui Haiti si fosse rifiutata, il paese sarebbe stato bombardato dai canoni. Senza molte alternative, Jean-Pierre Boyer, il presidente haitiano, accettò il doppio debito. Nel 1843, fu alla fine cacciato dal paese da persone che chiedevano più diritti e meno tasse.

Tra le banche francesi che più hanno tratto profitto del doppio debito, c’è quella che ha contribuito a finanziare la Torre Eiffel, il Crédit Industriel et Commercial e i suoi investitori. Ossia, l’attrazione principale di Parigi è stata costruita a scapito della miseria haitiana.

Il Crédit Industriel et Commercial ha controllato il tesoro di Haiti da Parigi per decenni e, alla fine, la banca è diventata parte di uno dei più grandi conglomerati finanziari europei.

Le ricchezze di Haiti hanno attirato anche Wall Street, fornendo grandi margini di profitto all’istituzione che alla fine divenne Citigroup. Citigroup ha messo da parte i francesi e ha contribuito a stimolare l’invasione americana di Haiti, una delle occupazioni militari più lunghe nella storia degli Stati Uniti.

Oggi i media usano tante parole d’ordine per parlare di Haiti, quasi come se tutta la situazione attuale fosse qualcosa di naturale o accaduta per caso. Come se fosse una situazione di ingerenza da parte di un paese del “terzo mondo” che non riesce a badare ai propri disagi: terremoti,  presidenti assassinati, corruzione, lucrosi monopoli.

Tuttavia la storia post-coloniale nella cronologia, nella sua teoria, raramente insegna come in realtà la Francia ed altri paesi hanno surrogato le risorse ad Haiti. Ossia, come ricorda la materia del New York Times, “le prime persone nel mondo moderno a liberarsi dalla schiavitù e creare la propria nazione sono state costrette a pagare per la loro libertà da sempre, in contanti”.

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