Iniziamo col dire perché il congedo di paternità è un aspetto così importante in una società che si vuole egualitaria. Diritti e doveri vanno di pari passo, così come le mamme e i papà quando si parla di congedo e lavoro. Il mancato diritto di qualcuno potrebbe diventare il dovere di altri. Un congedo di paternità più esteso, e ovviamente retribuito, permetterebbe ai padri di vivere i primi preziosi momenti con i loro figli e alle madri di avere maggiore scelta sulla propria carriera, potendo contare anche sul congedo del padre. Avere un congedo di paternità breve o inesistente insinua ancora a livello sociale e culturale che a occuparsi dei figli debba essere solo la madre. Ma sappiamo che le necessità delle persone su questo punto sono molto cambiate.
L’esempio migliore a livello europeo è quello della Spagna che dal 2021 concede 16 settimane di congedo “non trasferibile e pagate al 100%. Di queste le prime 6 sono obbligatorie subito dopo la nascita del bambino, mentre le successive 10 sono facoltative e i genitori potranno scegliere se utilizzarle a tempo pieno o part-time.”
A eccezione della Danimarca, i paesi nordici sono degli apri pista: “In Norvegia i papà possono beneficiare di quasi un anno di congedo con 46 settimane pagate al 100% o 56 settimane all’80%. Si tratta di 12 settimane per la mamma, 12 per il papà e il resto da dividere fra i due. Nella vicina Svezia ogni genitore ha diritto a 12 mesi di congedo da condividere, ma sono obbligatori almeno due mesi a testa.” Equiparati i due congedi anche in Finlandia. In Danimarca invece c’è ancora una certa differenza.
I paesi nordici ci dimostrano però che questo funziona! “Nei paesi scandinavi ricorrere al congedo di paternità e poi a quello parentale è più che normale. In Norvegia la quota dei papà che ne hanno beneficiato ha superato il 90%.” In altri paesi invece nonostante la disponibilità il congedo di paternità non è stato richiesto e questo dimostra un limite culturale e sociale.
Sulla spinta di Ursula Von der Leyen anche il modello tedesco è sempre più interessante: 12 mesi di congedo parentale che diventano 14 se ne usufruisce anche il padre.
In Francia il congedo nel 2021 è passato da 14 a 28 giorni.
E in Italia? Solo 10 giorni, seppur obbligatori e retribuiti al 100%. Sono fruibili tra i due mesi precedenti e i cinque mesi successivi al parto e se il parto è gemellare i giorni diventano 20. E pensiamo che fino al 2013 questo concetto non esisteva nemmeno. Speriamo che sull’esempio delle altre nazioni qui citate anche l’Italia possa evolvere il suo sistema per permettere una maggiore parità genitoriale e lavorativa così da celebrare anche con più serenità questa giornata.
I consigli dell’Unicef per migliorare la situazione:
Creare congedi parentali a pagamento sia per le madri che per i padri, quando sono ancora assenti.
Rimuovere le barriere sul posto di lavoro che scoraggiano i genitori dal godere a pieno dei congedi parentali, soprattutto nei casi dei papà.
Assicurarsi che le madri possano usufruire di permessi speciali per l’allattamento anche dopo il ritorno al lavoro, considerando anche le infrastrutture necessarie (luoghi dove conservare in maniera appropriata il latte materno, per esempio).
Fonti: Lincmagazine e Mgmtmagazine
Foto: Edwin Ariel Vallardes su Pexels