Siamo tutti di colore?

La parola più usata per definire un essere umano più scuro rispetto agli standard prestabiliti dalla nostra attuale società è “di colore”. Un modo di dire, una terminologia, secondo chi è solito usare questo aggettivo, avvolta da “rispetto” o semplice perbenismo. Ma che cos’è un modo di dire ?

«E’ un’espressione convenzionale caratterizzata da un significato fisso ed un significato non composizionale».

«I modi di dire fanno parte da sempre della cultura italiana, sottolineano un’indole a sdrammatizzare fatti pesanti, o ci aiutano a dire realtà che possono risultare scomode».

Questa terminologia ha una storia ben precisa e delle radici ben più lontane. Partiamo da Esoh Elame, insegnante di geografia all’università di Padova, il quale ha scritto un saggio intitolato “Non chiamatemi uomo di colore”. Prende spunto dal periodo della segregazione razziale negli Stati Uniti. Gli ex schiavi, infatti, venivano chiamati “di colore” per creare comunque una differenziazione fra loro e la “razza bianca”. Il saggio fa riflette, poiché il colore della pelle è ancora oggi uno dei principali pretesti di discriminazione. Da un estratto della prefazione si evince il reale senso di questa terminologia: «Gli immigrati sono stati bollati con vari nomi; Marocchini, vù cumprà, extracomunitari, persone di colore, “modi di dire” che manifestano un chiaro senso di superiorità, spesso presente senza neanche rendercene conto».

Parliamo un po’ della storia di quest’espressione: negli anni ’50 iniziò a vacillare il concetto di “razza negra” alla quale erano state attribuite delle specifiche caratteristiche. Sullo Zanichelli si poteva leggere: «I negri erano un popolo d’africa, di colore scuro, con cranio stretto ed alto, pelle grossolana, statura piuttosto alta e comportamenti vivaci, facili da imitare». Negli anni ‘70 dopo varie battaglie, delle quali non si può attribuire il merito all’Italia, la parola “negro” venne sostituita da “nero”, attribuendo questo termine ad un’ampia comunità di diverse etnie e sfumature, generalizzando un colore (a quanto pare abbiamo la necessità di attribuirci delle etichette per differenziarci).

Qualcosa cambiò radicalmente all’inizio degli anni ‘90 con l’introduzione dell’importante dibattito sul “politicamente corretto” dai paesi anglosassoni, iniziando, anche noi in Italia, a porre maggior attenzione alle parole e al loro impatto sociale. Quindi com’è più corretto definire una persona di colore scuro?

Il dibattito è ancora aperto tra nero e “di colore”.

Voi cose ne pensate? Io credo che ognuno di noi sia di colore e di un colore diverso. Magari qualcuno più scuro rispetto ad un altro, ma comunque un colore. Per fortuna, però, nessuno di noi è trasparente.

Crisalida C.

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