In viaggio con i registi dell’Integrazione Film Festival (IFF) di Bergamo

La settimana scorsa i miei occhi erano malati e non riuscivo a scrivere né riuscivo a vedere chiaramente. Per fortuna sono guariti in tempo per assistere alla 17ma edizione dell’Integrazione Film Festival a Bergamo e godermi i cortometraggi di livello internazionale. Ogni anno l’inclusione, l’identità e l’intercultura sono al centro del dibattito, con proiezioni in sala, aperitivi, concerti, presentazioni di libri e teatro, totalmente gratuiti portati avanti con la collaborazione tra la Cooperativa Ruah e Lab80 film a Daste Bergamo, l’antica centrale termoelettrica della città modernizzata e convertita in un centro nevralgico per l’intercultura.

Quest’anno è stata un’edizione molto speciale che coincideva con Bergamo-Brescia capitale della cultura 2023. Questo ha permesso la collaborazione con il festival Afrobrix di Brescia, che racchiude arte, musica, cultura, cinema attorno alla realtà afrodiscendente. Il tema della presente edizione era la luce e il festival è stato illuminato dal talento del direttore artistico, il regista e fotografo Amir Ra e la presenza del regista e videomaker Fred Kudjo Kuwornu, e i video delle serate sono stati realizzati dal fotografo messicano Aris Melendez.

E quest’anno sono stata molto grata di partecipare a questo festival non solo essendo presente alle proiezioni ma anche come parte di un altro progetto che converge con questo festival e con la realtà della migrazione chiamato Migrantour. All’interno del progetto si organizzano passeggiate urbane in chiave interculturale guidate da cittadini migranti, un’esperienza a km 0 per valorizzare il territorio e ritrovarci nella diversità.

La passeggiata che conduco si chiama il “Viaggio di Ulisse”, chiedo sempre ai “viaggiatori” di aprirsi a questo viaggio con gli occhi di un bambino curioso,  di aprire gli occhi, le orecchie e i sensi a una narrazione che prende spunto dalla mia esperienza e dialogare con quello che li circonda, osservare e meravigliarsi, proprio come farebbe un bambino. Ho avuto il piacere di accompagnare i registi ospiti del Festival venuti dalla Spagna, Inghilterra, Cipro, e altre parti dell’Italia, accompagnarli alla scoperta dei luoghi nascosti di Bergamo, nello specifico del quartiere di Borgo Palazzo, tenendo sempre a mente la parola ACCOGLIENZA. È stato molto significativo che la nostra prima tappa sia stata il Centro Culturale Islamico e l’ultima il dormitorio maschile cittadino, Il Galgario.

I registi sono stati grandi “viaggiatori”, si sono lasciati trascinare dalla mia narrazione; anche perché nel viaggiare sono esperti. Chi meglio di  loro può trasportare i nostri sensi in posti sconosciuti e meravigliarci con la loro arte: dall’emozione di sconfiggere la rabbia e il razzismo con l’amore e l’amicizia come ci raccontano Phil Duhn in “Stupid Boy” e MIguel Angel Olivares in “Cementerio de coches” dalla difficoltà della migrazione e la lotta per i diritti che vediamo in “A night of riots” di Andrea Sheittanis alla distopia e il tradimento in cui Giulia Grandinetti ci coinvolge con “Tria”, dalla forzatura dell’assimilazione culturale come “A.O.C. Appellation d’origine contrôlée” di Samy Sidalis ci mostra, all’ empowerment di “Maka” di Elia Moutamid. Loro ci accolgono nel loro mondo e attraverso la luminosità del cinema ci aprono orizzonti pieni di possibilità.

Un grande grazie per tutti voi cari registi, per accompagnarci a scoprire le meraviglie che ci circondano, grazie alla magia del cinema riusciremo a gustare meglio  le sfumature della diversità…

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