Il nuovo film dei Transformers manifesta un cambio di sensibilità

Si tratta di Transformers – Il risveglio, uscito nei cinema italiani il 7 giugno. Diverso è il regista rispetto alle precedenti pellicole ma ritroviamo ancora Steven Spielberg tra i produttori esecutivi. Avevo da poco visto La sirenetta di cui sapevo da mesi che avrei voluto e potuto scrivere. Trattare i Transformers era qualcosa che mai mi sarei aspettata ma sono rimasta felicemente sorpresa da questa visione e ne sono nate le seguenti riflessioni.

Ho trovato evidente come questo film mostrasse un’evoluzione rappresentativa che chiaramente rispecchia le aspettative e le preferenze del pubblico attuale. Questo in particolare se lo paragoniamo al primo, risalente al 2007, con gli attori Shia LaBeouf e Megan Fox.

Ovviamente tra le due pellicole c’è una distanza a livello di complessità narrativa e soprattutto di effetti speciali e tecniche cinematografiche. Shia LaBeouf interpretava infatti il tipico ragazzo dei film americani, un liceale invisibile poco popolare, che nel secondo film della serie si avvia verso un altro ambiente topico dei film americani del periodo, ovvero il college. Mentre in Transformers – Il risveglio i protagonisti sono più complessi. Innanzitutto viene fatto un salto temporale al 1994, il che rende questo film un prequel. Il protagonista è il giovane Noah Diaz, latinoamericano di Brooklyn, esperto di elettronica ed ex militare, in difficoltà nel trovare lavoro e nel sostenere le spese economiche familiari tra cui quelle mediche per il suo fratellino. La seconda protagonista è Elena, una ragazza afroamericana molto intelligente e colta, stagista in un museo sa molte più cose dei suoi superiori ma viene trattata malamente. Inutile dire che le sue conoscenze salveranno tutti e il mondo intero.

Nonostante anche Shia LaBeouf abbia delle origini variegate (padre cajun e madre ebraica ashkenazita) questo non viene messo in primo piano, come invece accade nell’ultimo film della serie. La posizione iniziale di “perdente”, tipica degli eroi nei fumetti e nei film d’azione e soprattutto di supereroi, viene qui integrata e motivata da una difficoltà di tipo sociale. Il riscatto dei protagonisti, che abbiamo detto sono uno latinoamericano e l’altra afroamericana, entrambi di Brooklyn, avverrà infatti non solo a livello di gloria e soddisfazione personale ma anche professionale ed economica.

Infine, ma non per importanza, troviamo una rappresentazione meno stereotipata delle due figure, maschile e femminile, e del loro rapporto. Nel primo film Megan Fox interpreta una ragazza bellissima e apparentemente irraggiungibile che il protagonista sogna ad occhi aperti. Anche se, sorprendentemente, ci viene mostrato che la ragazza sa riparare un motore, lo fa comunque mentre la telecamera evidenzia la sua incredibile magrezza e il sudore che le scende sulla pelle. Nell’ultimo film della serie invece la figura femminile di Elena è molto più focalizzata sulla sua intelligenza e ha una bellezza non standardizzata. In ogni caso il suo personaggio non è da questo fattore che coglie e sviluppa la propria tridimensionalità. Inoltre, Elena e Noah vengono presentati molto più alla pari e in un rapporto che potrebbe diventare romantico ma che prima di tutto è amichevole.

Entrambi gli attori scelti hanno recitato da poco in pellicole molto importanti, anche per la comunità di cui questi due attori fanno effettivamente parte. Elena è interpretata da Dominique Fishback che si è fatta notare e apprezzare in The Hate U Give e in Judas and the black Messiah. Noah invece è interpretato da Anthony Ramos Martinez che ha debuttato nel 2015 con Hamilton, il famosissimo musical di Lin Manuel Miranda.

Foto: Robert Manganaro e John Bauld

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