Riflettori su Israele, mentre i palestinesi sono sempre morti nel buio più totale.


Piena solidarietà alle vittime, ai feriti
e ai civili presi in ostaggio. Tutto questo orrore però non viene dal nulla. Il disinteresse istituzionalizzato di tutto l’occidente non solo ci aiuta a capire perché i palestinesi ricorrono alla violenza, ma spiegherà sempre gli attacchi di Israele contro la Striscia di Gaza.
Una riflessione su come a Gaza, la norma è un’esistenza miserabile sotto un assedio crudele che non viene visto da nessuno.

Dopo che i razzi del movimento palestinese
Hamas hanno colpito diverse località dello Stato ebraico, Israele ha risposto con raid aerei contro la prigione a cielo aperto che ha creato, ossia l’enclave costiera.
I premier Netanyahu ha dichiarato “siamo in guerra”.

La comunità internazionale e l’informazione mediatica sembrano essersi svegliate da un lungo letargo in cui i crimini e i soprusi perpetrati ai danni dei palestinesi, siano frutto di un sogno.
Israele è stata colpita, perciò ha bisogno della giusta risonanza.
L’ipocrisia a cui stiamo assistendo è dilaniante. Come scrisse George Orwell, nel mondo esistono le persone e le non- persone, i palestinesi fanno parte di quest’ultima categoria.
I palestinesi vengono espulsi, un villaggio alla volta quando tutte le terre saranno accorpate ad Israele, il problema demografico non sussisterà più. Rimaranno pochissimi arabi. Ciò che succede oggi accade almeno da cento anni, senza parlarne troppo è sempre stata la tecnica della colonizzazione sionista.

Sono stati fatti migliaia di appelli al mondo purché non si chiudano gli occhi di fronte ai crimini contro l’umanità a cui è soggetta da più di settant’anni la popolazione indigena della Palestina.
Da tempo si richiede che vengano intraprese azioni non violente ma drastiche nei confronti di Israele.
Considerando la peculiare e insostenibile situazione dei palestinesi nei Territori occupati, ossia quella di una “comunità imprigionata”.
Bisogna denunciare la natura di paese colonizzatore di Israele, spingere la comunità internazionale a prendere una posizione ferma contro le sue politiche d’occupazione e soprattutto, ragionare in funzione di un unico Stato multietnico, dove palestinesi e israeliani possano convivere nel rispetto reciproco dei diritti umani.

Si deve superare l’ipocrisia del lessico israeliano, non più “processo di pace” ma decolonizzazione, c’è bisogno di un nuovo discorso che analizzi la realtà invece che ignorarla. L’opinione pubblica è apparentemente suddivisa, da un lato abbiamo i grandi del potere che agiscono in difesa di Israele e dall’altro lato abbiamo i cittadini se non i più giovani, che rivendicano gli abusi contro i palestinesi.
Questo esempio lampante lo possiamo estrapolare dalla società americana.
Pensiamo agli investimenti tecnologici e militari americani in Israele, l’influenza della lobby ebraica e la stima che gli intellettuali statunitensi vantano verso Israele, sono elementi molto più forti della solidarietà popolare verso i palestinesi.
Non si possono trascurare i fattori culturali, il sionismo Cristiano delle élite, ad esso si è aggiunto l’estremismo sionista del vasto movimento evangelicale, che costituisce ad oggi una fetta molto importante dell’elettorato repubblicano.

Sotto la presidenza di George W. Bush, il fondamentalismo cristiano americano dichiara una guerra non al terrorismo, bensì all’Islam. Quest’ultima fase storica, che viene erroneamente classificata in Occidente come “lotta al terrorismo”, avrebbe invece avuto come unico effetto reale quello di avvicinare gli Stati Uniti ad Israele. Già negli anni Settanta, il governo israeliano aveva avviato il dialogo con i fondamentalisti cristiani.

I tre paesi da cui Israele riceve maggior sostegno sono Stati Uniti, Australia e
Canada. Ossia, società coloniali-insediative che hanno sterminato popolazioni indigene. L’obbiettivo è di creare un Grande Israele, come tutte le neo-colonie: sterminare o espellere. I palestinesi hanno chiarito più di una volta che accetterebbero la soluzione dei due stati che è stata proposta dalla comunità internazionale e che Stati Uniti e Israele bloccano da quarant’anni.
Israele, invece, a parte gli occasionali discorsi vuoti, vuole la distruzione della Palestina e sta mettendo in atto il suo piano.
Se gli Stati Uniti decidessero di schierarsi con il resto del mondo, le cose cambierebbero molto. Più di una volta Israele ha rinunciato ai suoi piani quando Washington glielo ha chiesto.

Questi sono i rapporti di potere tra i due paesi. Le autorità israeliane si vantano dell’umanità di quello che definiscono
“l’esercito più virtuoso del mondo”, perché prima di bombardare una casa avverte le persone che ci abitano. In realtà si tratta solo di “sadismo ipocritamente travestito da clemenza” per usare le parole della giornalista israeliana Amira Hass.

Non esiste nessun posto nella prigione di Gaza in cui si può essere al sicuro dal sadismo israeliano.

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