Sgorga sangue tra le infrastrutture che ospiteranno i Mondiali di calcio 2022 in Qatar, secondo un’inchiesta del Guardian sono più di 6500 i migranti morti dal 2010 al 2020. Lavoratori provenienti dal Bangladesh, India, Sri Lanka, Nepal, Filippine e Kenya, impegnati nella costruzione di stadi e strutture, hanno lasciato le proprie terre in cerca di un lavoro dignitoso che si è trasformato solamente in una grande menzogna.
BlackPost e Ius Culturae
L’argomento è tale che mi sentirei complice se adoperassi la stessa semplificazione di chi teme e non vuole offendere o peggio, teme di provocare il “senso comune”. Per questo mi sono avvalso (arbitrariamente) dell’ausilio di alcune testimonianze video dei protagonisti del nostro tempo presente che a mio avviso sono determinanti per fissare dei punti per un ragionamento ampio che non ha la pretesa di essere esaustivo ma sollecitare una riflessione.
La Spezia: i nuovi schiavi allestiscono yacht di lusso a 4 euro l’ora
Sette le persone finite in carcere e uno ai domiciliari, il caporalato continua a bussare alle nostre porte ma non fa così rumore da scuotere le coscienze prive di umanità. La Spezia si presenta come testimone vivente dell’eredità marinara della città: tra gli aperitivi al tramonto e il profumo di brezza marina, dietro ciò che viene definito- lavoro- in Italia, si cela l’inadeguatezza di un sistema malato che è il vero cancro del paese, il caporalato.
Una statua per Thomas Sankara
Il Burkina Faso, il paese degli uomini integri, ha svelato qualche mese fa la statua dedicata a Thomas Sankara, il padre della rivoluzione burkinabé. Un anno fa, una prima statua di Thomas Sankara era stata svelata al pubblico ma non aveva convinto l’opinione della popolazione per una questione di somiglianza poco chiara. Finalmente dopo un anno di lavoro, le autorità attuali del Paese hanno svelato una versione ritoccata della statua del capitano Thomas Sankara.
L’Etiopia in guerra !
Le Nazioni Unite e l’Unione africana da giorni moltiplicano gli appelli ad una de-escalation, che per ora appaiono del tutto ignorati. Sia l’Ue, attraverso l’alto rappresentante per gli affari esteri, che il governo degli Stati Uniti attraverso l’ambasciata ad Addis Abeba, hanno chiesto alle parti di fermare l’escalation che sta portando dritto al primo conflitto nell’era della pandemia. Oltre alla pace nel Corno d’Africa, ora è in pericolo il destino stesso dell’Etiopia